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Rivoluzione a Bardolino

https://www.invinoveritas.be/fr/revolution-a-bardolino/

Poche denominazioni italiane sono cambiate tanto quanto il Bardolino negli ultimi quindici anni: oggi non ci sono solo rossi sempre più ambiziosi, ma anche alcuni dei migliori rosé in Italia. Quindici anni. Questo è il tempo che è passato dalla mia ultima visita, in occasione di Vinitaly. La mia opinione, all'epoca, era riservata a dir poco: il Bardolino rosso sembrava macabro, senza difetti certamente, ma senza molto interesse. Va detto che accanto al suo vicino Valpolicella, promosso a campione d'Italia dei vini (talmente apprezzato in quel momento), il Bardolino sembrava pallido. Va detto che i suoli prevalentemente sabbiosi di Bardolino non predestinano la regione a produrre vini molto potenti.

Nel frattempo, diverse cose importanti sono successe a Bardolino. In primo luogo, il lancio del Chiaretto in orbita, che funziona non solo fortemente in Italia, ma anche in esportazione, soprattutto in Germania. Questo abbellimento va di pari passo con l'attuazione nel 2014 di un programma volto ad evitare sia l'ossidazione prematura (a causa dello zucchero, in particolare) concentrandosi sulla freschezza che la Corvina, con la sua naturale acidità, può portare al rosé.

In secondo luogo, una riflessione sul modo migliore per esprimere le belle sfumature di Corvina, sia in rosso che in rosato; l'idea di lavorare con eleganza, ma senza spogliarsi neanche. Con, appunto, un progetto per aumentare la quota di questa uva nelle annate (80% oggi, 95% se vengono adottate le nuove specifiche), e migliorare la cura dei vini.

Questo progetto mira anche a evidenziare meglio le tre sottozone dell'area di denominazione: Montebaldo, a nord-est, con le sue colline caratterizzate da un'elevata ampiezza termica; Sommacampagna, a sud-est, con le sue colline moreniche ben innaffiate; e infine La Rocca, che si estende lungo il Lago di Garda (compreso il comune di Bardolino) e beneficia maggiormente dell'effetto moderatore dell'enorme massa d'acqua. Questa distribuzione non corrisponde ad alcuna modalità di segmentazione da parte delle annate; si ritorna solo alle classificazioni già utilizzate all'inizio del XIX secolo dai commercianti di vino, che non vendevano Bardolino, ma Rocca, Sommacampagna o Montebaldo. È strano che quando la DOC è stato istituita nel 1968, queste distinzioni sono state dimenticate. È interessante notare come la mania turistica sperimentata nella regione del Lago di Garda e lo sviluppo di una clientela in cattività che l'ha accompagnata, non sembra aver ostacolato questo ridimensionamento. C'è anche una stagionalizzazione dei consumi, con Bardolino (soprattutto Chiaretto) sempre più apprezzato in inverno, localmente. Inoltre, la tendenza verso vini con un migliore potenziale di stoccaggio non può che aiutare lo sviluppo delle esportazioni.

ALCUNE CIFRE

In dieci anni il Bardolino Chiaretto ha vissuto un forte sviluppo, da 4 a 12 milioni di bottiglie. Allo stesso tempo, secondo il principio dei vasi comunicanti, il rosso è sceso da 20 a 16 milioni di bottiglie. E questa tendenza dovrebbe essere confermata nei prossimi anni, al punto che il Chiaretto sta guadagnando la sua indipendenza. Va notato che sul posto il rosé è generalmente più costoso del rosso (un euro in più, in media). Data la mania per il colore morbido che abbiamo visto negli ultimi anni nella maggior parte dei mercati europei, non sarebbe sorprendente se anche Chiaretto si sviluppasse qui. Due giorni mi hanno permesso di misurare la vera rivoluzione che il Bardolino ha vissuto, sia come Chiaretto che come Rosso.

BARDOLINO DOC ALBINO PIONA 2017

L'austerità a primo naso svanisce piuttosto rapidamente dietro note fumose; in bocca appaiono bellissime ciliegie croccanti, più un'esplosione di spezie, lo stesso tipo di vino da aprire un'ora prima dell'assaggio, o persino da scaraffare. Sottozona: Sommacampagna

 

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